Pensieri e parole
Campo di lavoro e di amicizia agosto 2014
Marco Pedalino
Quando parti per un viaggio, devi cercare di dimenticarti ciò che sei nella vita di tutti i giorni, o meglio devi cercare di abbandonare le tue abitudini, i comportamenti quotidiani, perché solo abbandonando ciò che credi sia la tua natura, puoi captare ciò che un nuovo posto ti comunica.
È ciò che ho fatto io durante il mio viaggio in Africa, nella madre di tutte le terre, nella culla della civiltà. Non è importante specificare lo Stato, l’Africa è un tutt’uno, è un continente intero, una massa di terra che si muove uniformemente, se chiedi ad un africano di dov’è, spesso risponde “Africa” e poi ti dice lo Stato.
L’Africa è il grembo da dove ognuno di noi proviene, come una madre ti insegna a vivere attraverso le esperienze quotidiane della pratica, dell’osservazione, dell’ascolto e, se questi elementi li stimoli ogni giorno, inizierai a carpire le diversità e le contraddizioni che rendono l’Africa unica.
Mi hanno detto “non guardare le cose da occidentale una volta lì, abbandona i tuoi dogmi e, proprio come dicevo all’inizio, così ho fatto. Ed ecco che dinnanzi ai miei occhi si sono svelati alcuni dei molteplici aspetti che caratterizzano questo magico continente.
Credo fermamente che tutto ciò che accade è sempre per il nostro bene, anche se all’inizio è incomprensibile, anche se ciò che viviamo ci scuote come rami esposti alla tormenta, anche se dopo essere tornato da un viaggio ti senti un nodo alla gola, ti isoli da quello che era il tuo mondo, ti chiudi in casa, iniziano a vacillare le tue precedenti verità, non hai voglia di sentire molta gente o rispondere ai messaggi d’affetto che ti arrivano sul cellulare, anche di persone per te importanti, non sei più esplosivo ed energico come prima di partire, anche se ti rendi conto di non ridere più spesso, che non hai voglia nemmeno di fare la spesa e rimanere a casa a riguardare le foto e i video girati in Africa.
E tutto ciò credo sia positivo, credo sia utile, perché mi sono reso conto che è un modo insano per scappare dalla mia realtà, che in questo modo sto facendo del male al mondo, che non aiuto questo pianeta a migliorare, perché non apporto il mio contributo, non apporto l’amore che ognuno di noi possiede, ad un mondo che di amore ne necessita e si nutre.
Mi sento di dirti grazie Africa, perché ti ho guardata negli occhi, perché ti ho scrutata dentro, ma soprattutto grazie perché ti sei concessa a me fin dove hai voluto, grazie perché hai messo a mia disposizione la bellezza della natura selvaggia della savana, grazie perché hai inebriato i miei sensi con i profumi e le fragranze che emani, grazie per avermi fatto osservare le meravigliose creature animali che ospiti nella tua grazia, grazie per aver apparecchiato nel cielo il sole, le nuvole, la pioggia, la luna e le lucenti e grandi stelle, grazie perché i tuoi figli neri, nonché nostri fratelli e sorelle, mi hanno accolto con la gioia nel cuore, grazie perché mi hai donato la possibilità di apprezzare maggiormente i gesti più elementari, come un saluto espresso con devoto rispetto, come ascoltarsi mentre si parla, come il non avere eternamente fretta, ma lasciare che il tempo sia tuo alleato o condividere del cibo soprattutto se non se ne ha.
Mi hai insegnato che devo maggiormente impegnarmi a donarmi agli altri, mi hai insegnato che non si può cambiare il mondo di punto in bianco, soprattutto, se me ne sto intanato in casa, ma che è possibile cambiarlo a piccoli passi, cercando di essere il cambiamento che vorrei vedere in questo mondo, ubriacandomi della vita delle persone che incontrerò, di sporcarmi le mani, anzi colorarmi le mani per un mondo più equo, di gioire anche per ciò che non ho. Infine grazie Africa, per avermi dato la possibilità di fare la tua conoscenza nonché anche la mia.
A presto mamma Africa.