Burkina Faso

Tutto ebbe inizio nel lontano 1969 quando fratel Albino Vezzoli, che dal 1962 si occupava delle missioni dei Fratelli della Sacra Famiglia, fece il suo primo viaggio nell’allora Alto Volta.
Durante questa prima esperienza si rese conto, oltre che della non facile situazione in cui viveva la popolazione, anche della solitudine e dell’isolamento in cui vivevano i missionari. L’esperienza in Africa fu talmente profonda e significativa che decise di non tenerla per sé ma di aprirla ai laici, in particolar modo all’inizio si trattava di parenti dei Fratelli missionari.

 

Nel dicembre 1972 i primi laici partirono per il primo viaggio di animazione. Fu l’inizio di una lunga tradizione che ancora oggi si condivide con i Fratelli e la popolazione burkinabè in terra d’Africa.
Sempre più sollecitati dalla necessità di avviare alcuni progetti nell’ambito dello sviluppo socio-economico-culturale proposti e richiesti dalla popolazione e dai Fratelli, nel giro di un paio d’anni i primi viaggi si trasformarono in campi di lavoro e di amicizia.
Da allora ad oggi sono più di 2.300 le persone, soprattutto giovani, che hanno partecipato ai campi in Burkina Faso con i Fratelli della Sacra Famiglia.

Tu mi hai fatto conoscere amici che non conoscevo.
Chi era lontano, ora è vicino.
E lo straniero ora è diventato fratello.
(R. Tagore)

Ma di che cosa si tratta?

Il campo di lavoro e di amicizia non è un hobby, una vacanza, un nuovo tipo di turismo, o un pretesto per evadere dalla vita più o meno monotona. Non è nemmeno un modo per risolvere crisi o delusioni personali, familiari, sociali, scolastiche o un’occasione per mettere a posto la coscienza facendo una “buona cosa”.
L’esperienza, vissuta alla luce dei valori evangelici, secondo il carisma e la spiritualità taboriniana, è aperta a tutti, credenti e no, praticanti e no, proprio perché per tutti può essere un’occasione, una provocazione, per rivedere le proprie scelte e rimettersi sempre in cammino. Il campo è una cosa seria, un impegno personale e responsabile. È un assumersi una responsabilità di vita nei confronti di se stessi, di coloro che ci circondano, dei popoli in via di sviluppo. È un’occasione per fare il punto della situazione sulla propria vita ed anche per impostare o proseguire il cammino di ricerca vocazionale avviato o in via di definizione.

Perché andiamo?

Non per dare giudizi, né per proporre modelli, né per risolvere tutti i problemi e nemmeno per essere eroi. Ci ispiriamo essenzialmente ai seguenti principi fondamentali che cercano di rendere il campo autentico e completo:
Servizio: diamo la nostra opera, offrendo parte del nostro tempo, della nostra esistenza, per servire i fratelli. Il nostro lavoro cerca di essere la testimonianza vissuta di chi crede nella fraternità tra gli uomini, vuole partecipare ai destini dei fratelli in spirito di servizio spontaneo, responsabile ed attivo. E’ lunga la lista di tutti i lavori realizzati grazie anche ai campisti a Nanoro ed in altre missioni dei Fratelli, ne citiamo solo alcuni: la costruzione dell’acquedotto e dei depositi d’acqua, la chiesa, l’avvio dell’ospedale, la scuola elementare, il liceo agrario e la sala polivalente, il centro di accoglienza, impianti elettrici ed idraulici, tinteggiatura di locali vari e molto, molto altro ancora. Senza dimenticare il servizio prestato per tutti i lavori che ci possono essere in una casa: dispensa, cucina e guardaroba.

Annuncio: in questo modo concreto vogliamo tradurre i nostri ideali di pace, libertà e giustizia. Cerchiamo di annunciare con la nostra presenza un modo più umano di vedere il mondo, le relazioni con e tra gli uomini, i rapporti di lavoro, la fruizione dei beni terreni.

Comunità: al campo, nel dovuto rispetto delle varie personalità, si opera in èquipe: in gruppo si matura l’esperienza, si ravviva l’impegno, ci si confronta e si dialoga. Il “segno” della comunità è importante ed anche questo è un messaggio. Molto importante è anche il fatto che i campisti vivono interamente inseriti nella comunità dei Fratelli di Nanoro che ci ospita con i quali si condivide la quotidianità di tutti giorni. Una forte esperienza di fraternità famigliare. Così pure la visita alle varie realtà dei Fratelli della Sacra Famiglia culmina sempre con l’ospitalità in comunità e la condivisione del pasto, un momento molto importante nella tradizione africana.

Inoltre in generale possiamo dire che l’esperienza dei campi di lavoro e di amicizia è un’occasione per conoscere ed apprezzare, per imparare, per rivedere la nostra visuale del cosiddetto “Terzo Mondo”, per creare sempre più ponti di cooperazione, per sperimentare le difficoltà del clima e del lavoro, per lavorare insieme costruendo qualcosa di utile. Alla fine ci si accorge che forse è più quello che si è ricevuto che quello che si è dato.

Quando finisce, il campo inizia. Le esperienze dei campi di lavoro e di amicizia segnano la vita di molti che vi partecipano e la gioia vissuta, la gioia dell’incontro con l’altro, la gioia che viene dal dono di sé agli altri, attraverso di esse si prolunga e continua nella vita di ogni giorno, una volta tornati nel proprio paese e, qui, ciascuno nella propria realtà e nella realtà CamSafa.

Pensiamo anche con gioia a tutta la vasta e varia rete di relazioni e di contatti che si sono creati e che si sono consolidati nel corso del tempo attraverso queste esperienze, secondo il carisma Safa, e da esso caratterizzati grazie all’opera instancabile dei Fratelli che hanno animato, animano ed accompagnano il nostro cammino all’interno della realtà Safa.

Per concludere vorrei ancora soffermarmi su un aspetto che sappiamo sta particolarmente a cuore a fratel Albino e in parte sopra già accennato.
È motivo di grande gioia constatare come l’esperienza in Africa è stata ed è, per i giovani in particolare, occasione di verifica della propria scelta vocazionale. Molte sono le vocazioni religiose maturate in seguito a questa esperienza in più Istituti (come sacerdoti, religiosi e religiose, laici consacrati…) e molte sono le scelte vocazionali intese come servizio all’altro maturate e realizzate dopo il rientro dai campi: servizio agli extra-comunitari, impegno in comunità di accoglienza di minori, di tossicodipendenti, di portatori di handicap, servizio nelle parrocchie di appartenenza, o in gruppi, associazioni, movimenti di impegno civile e religioso..per non citarne che alcune, oltre a chi ha scelto di impegnarsi per periodi anche lunghi nei paesi in via di sviluppo attraverso molteplici organismi.

Di tutto questo ringraziamo il Signore. E un grande grazie va alle varie comunità dei Fratelli di Nanoro che si sono succedute nel tempo per la disponibilità, l’accoglienza e la fraternità che ci hanno donato e la freschezza dello spirito di famiglia che fratel Gabriele ha lasciato come impegno ed eredità ai suoi Fratelli.

Grazie a tutti i Fratelli burkinabè per l’amicizia e la fraternità che ci hanno dimostrato in ogni momento!

Per il Centro Animazione Missionaria Safa
Marisa Beccaria

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