I LOBI

Come quasi tutti i popoli dell’area voltaica, sono tra i più puri rappresentanti dell’antica cultura sudanese (paleonegritica). Un tempo fieri e temuti guerrieri, adottarono ben presto l’agricoltura ricevuta dal “mande”, ma parteciparono solo in modo marginale e distaccato alla formazione dei meccanismi sovra-territoriali.
Perciò la penetrazione delle civiltà islamica e occidentale è stata minore che altrove e, ancora oggi, è diffusa e praticata l’antica tradizione animista e il culto degli antenati.
Provenienti dall’est, attraverso il Volta Nero, si insediarono sull’attuale territorio già dei kulango e dei gan. Li seguirono, nell’area nord-est, i dagara e i birifor con i quali hanno in comune caratteristiche sociali e culturali.

I lobi, divisi tra il Burkina Faso e la Costa d’Avorio, vivono in caratteristiche case di terra cruda, con tetto-terrazzo, di norma distanziate tra loro. Sono divisi in clan totemici. Praticano ogni sette anni le cerimonie di iniziazione dette “dyoro”.
Nell’applicazione delle norme della tradizione locale, la cosiddetta “coutume”, nelle relazioni sociali e nell’economia di scambio, riveste grande importanza una particolare conchiglia chiamata “cauri”.

Davanti alle loro abitazioni, i lobi innalzano altari-feticci, i “thilkha”, destinati a placare la forza vitale degli animali e degli alberi abbattuti.
All’interno, nella stanza più buia e segreta della casa, vi è il “thildhu”, il sacrario familiare, che custodisce feticci personali e oggetti sacri, per comunicare con gli spiriti potenze.
Lontano dalle abitazioni, nei campi, si trova il “ditihl”, l’altare della terra, che sta a definire un’unità territoriale nella quale si riconosce e abita un certo numero di famiglie, sia pure di clan totemici differenti.

I lobi non utilizzano maschere. È notevole, per quantità e qualità, la scultura in legno con raffigurazione simbolica di figure chiamate bateba e teste poste in cima a un piolo piantato in terra. Normalmente sono la rappresentazione di antenati defunti, spiriti che aiutano l’uomo nella difficile battaglia della sopravvivenza e dei rapporti con la natura e con gli altri uomini.

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