I BWA

I bwa abitano ad ovest dei gurunsi, in un vasto territorio che si estende anche nel Mali, fino al fiume Bani, un affluente del Niger, dove vive un terzo dell’etnia.
Anche se i bwa sono ritenuti una delle più antiche popolazioni dell’area voltaica, si va sempre più diffondendo l’idea che, provenienti dal Mande, avrebbero occupato, in un’epoca molto antica, le rive del Niger attorno a Segou.
Nonostante siano chiamati al nord bobo ulè, non hanno alcun legame con i veri bobo (chiamati a loro volta bobo fing). Parlano una lingua voltaica, sono prevalentemente animisti, hanno un’organizzazione sociale e politica che non riconosce autorità superiori. La loro indipendenza ha consentito una notevole resistenza alle interferenze straniere in campo amministrativo e religioso.

Ebbero contatti e sudditanza nei confronti dei bambara durante il regno di Segou e, successivamente, con i fulani durante il loro impero. Ne è conseguito uno scambio culturale che ha influito reciprocamente sui comportamenti e sulla produzione artistica.

I bwa sono divisi in caste endogamiche di contadini, fabbri e griots. Vivono di agricoltura, cui si dedica la quasi totalità della popolazione. I fabbri, oltre ad esercitare il mestiere di produttori di arnesi per il lavoro e per la caccia, originariamente avevano anche importanti funzioni nello svolgimento delle pratiche sociali e magico-religiose. Era un fabbro l’assistente del capo della terra (detentore dei valori della tradizione), il responsabile delle cerimonie di iniziazione a Do, il creatore delle maschere, l’esecutore delle pratiche magiche. I griots erano i conoscitori e i cantori della storia dei clans e delle famiglie. Il loro intervento era richiesto durante le feste e le cerimonie previste dalla tradizione. Contrariamente alle altre etnie del Burkina Faso e del Mali, presso i bwa e i bobo è sempre esistito un pregiudizio negativo verso i griots.

Presso i bwa è praticato il culto di Do, principio della vita e del rinnovamento, i cui riti servono per purificare il villaggio e rigenerare la comunità. Le maschere utilizzate per questo culto sono indossate con un vestito di foglie e di fibre, spesso colorate.

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