Viaggio in Burkina Faso un’esperienza di vita

Campo di lavoro e di amicizia dicembre 2013
Chiara Martano

Forse non tutti sanno che la città di Chieri è gemellata con Nanoro, un villaggio in Burkina Faso. Forse non tutti sanno che a gennaio una piccola delegazione di studenti e professori del Liceo Monti si è recata a Nanoro, per fare un campo di lavoro e di amicizia.

L’iniziativa è stata resa possibile grazie al contributo del Liceo Monti e del Comune di Chieri. I campisti sono stati ospitati e guidati dai Fratelli della Sacra Famiglia, che da molti anni operano in Burkina Faso. Forse non tutti sanno che, fra questi studenti, c’ero anche io.

Raccontare a parole che cosa sia l’Africa è molto difficile. Io stessa ho realizzato alcune cose solo una volta tornata in Italia. Essendo ritornata alla quotidianità, nelle nostre grigie città, solo qui ho capito, per contrasto, quanto l’Africa fosse grande.

Sono partita per questo viaggio con buoni propositi, dubbi, paure. Appena l’aereo è atterrato ricordo di aver esclamato. Cavolo, siamo in Africa!. Infatti il paesaggio e il clima erano completamente diversi da quelli a cui siamo abituati. L’Africa ti cambia. Cambia il modo di vedere lo stile di vita che c’è a casa tua. Ti fa domandare quale siano le cose davvero importanti.

Credo che ognuno di noi viva “alla ricerca della felicità”

Posso affermare con orgoglio che in Africa sono felici. Molto più di noi. Di bambini denutriti ne ho visti tanti, di famiglie lacerate da sofferenze enormi anche, ma di persone tristi, ben poche. Allora viene da chiedersi: “Perché loro, che non hanno nulla, si godono la vita?”

La risposta a questa domanda ci è stata rivelata tramite una scritta su una t-shirt di un bambino. Recitava: “La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha”. Durante il nostro soggiorno abbiamo visitato tante scuole: una scuola dell’infanzia, una scuola primaria e il liceo agrario. Ci hanno raccontato che alcuni genitori per iscrivere i propri figli a scuola fanno la coda a partire dalla notte per il giorno dopo, poiché i posti sono molto limitati.

Un altro aspetto che si rivaluta quando si torna da un’esperienza come quella che ho fatto io è l’importanza che si dà al cibo e all’acqua. Sconvolge vedere le mense scolastiche, in cui ogni bambino ha a disposizione per il pasto solo una ciotolina di riso. E poi l’importanza dell’acqua: a Nanoro sono stati costruiti numerosi pozzi e questo ha aiutato la popolazione, ma ci sono moltissimi altri villaggi che invece sono ancora senza acqua potabile.

Durante questo viaggio ho capito davvero il significato del nostro gemellaggio con Nanoro. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare il re del villaggio, (figura molto rispettata e di valore, anche se ormai non più un’autorità politica) che ha tenuto un discorso davvero molto commovente. Ci ha detto che fra Chieri e Nanoro vi è una amicizia sincera, ci ha spronati ad assumerci le nostre responsabilità:”Il futuro di questo gemellaggio è in mano a voi giovani!” ha esclamato.

L’ultima cosa che mi è restata impressa e che forse è la più importante è l’amore, l’accoglienza, la solidarietà che ho respirato durante questo viaggio. I Fratelli della Sacra Famiglia presso cui eravamo ospiti non avrebbero potuto farci sentire più a casa nostra di così. Un giorno siamo andati all’inaugurazione di un pozzo in un villaggio e come ringraziamento gli abitanti ci hanno regalato delle caprette, dei polli e delle arachidi. Questi beni erano di grande valore per loro! Gratitudine e generosità, due valori che noi in Italia abbiamo ormai dimenticato.

E poi il sorriso dei bambini, i giochi e le danze con loro, sarà banale, ma non li scorderò mai. Dimenticare la puntualità e lo stress, ringraziare per tutto ciò che si ha, vivere in modo comunitario, allontanarsi un po’ dalle nuove tecnologie per vivere e respirare la natura, salutare le persone che ci stanno accanto, osservare con prospettive diverse, lasciarsi stupire. Questo significa andare in Burkina Faso. Ancora oggi, se qualcuno mi incontra per strada e mi chiede: «Com’è l’Africa?», io rispondo con un sorriso: «Tutto un altro mondo».

Il nostro viaggio in Burkina Faso è stato tante cose…

Partiti forse solo con l’idea di un’esperienza di solidarietà e di conoscenza di un Paese legato alla nostra città da un gemellaggio, abbiamo dovuto fare da subito i conti con una realtà poliedrica e arricchente.
È stata intanto l’occasione per allargare i nostri orizzonti e provare a sentirci parte di una realtà più ampia, dove costantemente i diversi stili di vita e la diseguaglianza delle risorse ci hanno interpellato pesantemente, suscitando riflessioni importanti sulla nostra impronta occidentale.

Ma poi l’esperienza si è fatta più toccante e vera quando siamo riusciti a far cadere le nostre difese culturali, le nostre rigide sicurezze e abbiamo cominciato a respirare all’unisono con la terra africana… inspiegabilmente le nostre torri sono diventate ponti dove per dieci giorni sono transitate persone, suoni, odori, situazioni, emozioni regalando ad ognuno di noi l’esperienza della reciprocità.

Siamo tornati diversi… contaminati da una cultura che dà grande valore all’individuo, alla famiglia, alla relazione tra le persone, alla scuola, alla natura, al tempo, al cibo, all’acqua… trovare questa ricchezza in una terra così povera e arida è stata la più grande lezione!

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