La terra delle meraviglie

Campo di lavoro e di amicizia agosto 2015
Gemma Gurrado

“Che progetti hai dopo la maturità? Immagino vorrai rilassarti moltissimo, dunque dove andrai di bello in vacanza?”

È stata una semplice domanda di un mio compagno di liceo a far scattare in me la voglia di avventura. Sì, proprio così, non mi andava la vacanza classica, sentivo che era l’estate giusta: avrei fatto un viaggione, ma di quelli speciali e l’Africa era un sogno che andava realizzato!

Sapevo, tramite il mio liceo, il Collegio Sacra Famiglia di Torino, che il gruppo dei volontari campisti dei Fratelli della Sacra Famiglia, sarebbe atterrato proprio lì agli inizi di agosto, quindi, senza pormi troppe domande, sono partita con loro e nel giro di sei ore il Burkina Faso accarezzava i nostri piedi.

Spesso, prima di un viaggio, ci lasciamo prendere dall’affanno e nutriamo il bisogno di organizzarci tutto, dalla sveglia al colore del pigiama che metteremo la notte, ma questa volta era diverso, non sapevo nulla, non sapevo cosa sarei andata a fare: avevo deciso che mi sarei lasciata sorprendere.

Era la mia prima volta in Africa e già ne ero innamorata, un buon inizio!

L’accoglienza supera fin da subito le mie aspettative, tutti si abbracciano e si “scornano” a suon di saluti secondo la tradizione burkinabè e subito si entra nel clima, caldo e affettuoso.

Ho mentito, qualche programma ce lo eravamo fatti: prime due settimane a Nanoro, un villaggio a tre ore da Ouagadougou, la capitale, e l’ultima, per chiudere in bellezza, l’avremmo trascorsa visitando tanti piccoli villaggi che circondavano la grande capitale, ma nulla di più, il resto lo avremmo scoperto giorno per giorno.

Il tragitto Ouagadougou-Nanoro è stato il più tosto, ma affascinante, ho potuto vedere con i miei occhi la genuinità di quella gente, che fermava qualsiasi attrezzo, qualsiasi attività pur di non perdersi l’arrivo dei Nazara (uomo biancoin arabo) e tutti ci correvano dietro, compreso un corteo di bambini in cerca di qualche bom bom, le famose caramelle, che non sapevo ci avrebbero tormentato da lì fino alla fine del viaggio: quei bambini erano più golosi di me!

Tanta bellezza era inspiegabile, questa terra era davvero magica, ricca di persone capaci di soffrire, di amare, di sorridere e donare la vita, ma era la speranza a guidare il tutto. Ed è stata la speranza a guidare anche noi fino alla casa dei Fratelli della Sacra Famiglia di Nanoro, prima tappa dell’avventura, dato che le condizioni della strada non promettevano nulla di buono, ma siamo arrivati sani e salvi e molto affamati e la sorpresa più grande è stata il vedere il piattone di pasta al sugo pronto sul tavolo e a oggi posso dire che quello chef aveva davvero più talento di me!I bambini ci hanno coccolato per tutte le due settimane, ogni giorno dopo pranzo ci facevano visita e lo spirito di animatrice si è fatto senti-re fin dal primo momento, arrivando a giocare con loro anche fino a tardi, ma sono state le ore meglio spese: ho imparato a giocare a calcio, a camminare scalza spensierata, a lasciarmi gui-dare mano nella mano da loro, che anche a occhi chiusi sapevano dove andare e vederli arrampi-carsi sugli alberi è stato molto divertente e altret-tanto per loro che ridevano moltissimo nel vede-re la mia faccia terrorizzata, perché temevo che da un momento all’altro l’albero avrebbe ceduto.

Lì il tempo si fermava e lasciava solo la bellezza degli istanti, quelli che più mi sono rimasti, e non esistono orologi, ritardi, anticipi, le sveglie sono bandite, la vita si prende come viene senza troppo affanno: ci si sveglia con le prime luci del mattino, il “chicchirichì” assordante del gallo e si va a dormire con il primo buio; mi sentivo invasa da un certo profumo di libertà.

Detto questo, la vita lì non è più facile, le difficoltà si sentono eccome, a partire dalle condizioni sanitarie, che ancora devono fare grandi passi per migliorare davvero, nonostante tura ospedaliera, e la povertà vige, ma si cerca di non dargli troppo peso e la solidarietà aiuta moltissimo: mi hanno insegnato che lì viene prima la persona in sé e poi la famiglia, il sesso, la religione e tutte le varie credenze ed è stato bellissimo sentire l’iniziativa di qualche anno fa, quella di aiutarsi a vicenda tra musulmani e cristiani nel costruire i rispettivi luoghi di culto. È proprio vero che meno si ha, più si dà!

E a proposito di dare, i Fratelli hanno fatto davvero un ottimo lavoro, in ogni villaggio in cui siamo andati c’era una loro casa e in ognuna abbiamo potuto respirare lo spirito di fratel Silvestro, colui che curò le fondamenta di questo grande progetto di solidarietà, che ancora si porta avanti e tanti sono stati i Fratelli che ho conosciuto, che ci credono davvero, lavorano moltissimo, molti studiano, conoscono persino l’italiano senza mai essere venuti in Italia; tutti all’opera per una grande opera.

Per concludere, aver festeggiato i miei 19 anni in questa terra delle meraviglie è stato davvero un grande regalo, ho conosciuto una realtà che potevo solo immaginare, ho gustato l’ottimismo di chi avrebbe mille motivi per non averlo, quante le persone a cui ho stretto la mano, quante quelle che pur non conoscendo il mio nome mi hanno trattato da sorella.

Ho vissuto davvero tanti bei momenti che porto nel cuore, tanti quelli in cui ho pensato che non sarei più voluta partire; l’Africa ti abbraccia ed è un per sempre.

 

Per informazioni

back