Quando gli animali parlavano, il leone sistemò comodamente i sui piccoli nel fondo di una caverna e ogni giorno andava a caccia di gazzelle per loro

Un giorno che il re della giungla era andato a caccia molto lontano, arrivò la lepre, salutò i leoncini e disse loro:
– Salve, fratellini. Mi hanno detto che siete ammalati e sono venuta a trovarvi.
– Noi non siamo ammalati e tu non sei nostra sorella -, dissero i leoncini.
– Ma sì, che lo sono – disse la lepre. – Siete troppo piccoli per capire, credetemi, ve lo dico io. Sono la vostra sorella maggiore.
Allora i leoncini la accolsero in loro compagnia e la lepre mangiò tutta la carne che papà leone aveva lasciato da parte e per i suoi cuccioli.

Al ritorno dalla caccia, il leone chiamò i suoi piccoli. Gli corsero incontro ed egli si stupì molto nel vederli così dimagriti.
– Ma che cosa vi è mai successo per essere tanto magri? Mi sembrate affamati! Eppure vi avevo lasciato carne in abbondanza.
– Poco dopo la tua partenza è venuta la lepre -, dissero tutti in coro. – Ci ha detto che era nostra sorella maggiore; l’abbiamo accolta tra noi e ha mangiato tutta la carne.
– Non è vostra sorella, lo sapete bene!
– È quello che le abbiamo detto, ma ci ha risposto che era nostra sorella maggiore e che noi eravamo ancora troppo piccoli per capire. Poi, dopo aver mangiato tutto, se ne è andata.
– Ora vado a saldare i conti con quella canaglia -, disse il leone furibondo. E balzò dritto verso la tana della lepre.

– Ehi, tu, salta fuori di là, che devo parlarti -, disse il leone con un tono di voce che la lepre capì subito. D’altronde si aspettava la sua visita. E così si mostrò cautamente senza uscire dalla tana.
– Lepre, per colpa tua il miei piccoli sono dimagriti. Esci fuori da quel buco. Ti insegnerò io a rubare la carne degli altri e ad abusare degli innocenti.
– Eccomi, eccomi -, disse la lepre. – Prendi prima le mie lance e mettile fuori poi uscirò.
Il leone prese le lance della lepre e con un gesto di rabbia le scaraventò lontano.
– Ora prendi anche la mia bisaccia. Eccola.
Il leone prese anche la bisaccia della lepre e la gettò più lontano che potete.
– Ora non rimangono che i miei sandali -, disse la lepre, presentandosi all’ingresso della tana, con le orecchie ben puntate l’una contro l’altra.
Credendo che si trattasse dei sandali della lepre, il leone innervosito gli afferrò e li scagliò il più lontano possibile, la dove erano già atterrate la la bisaccia e le lance.
– Salterai fuori, finalmente!-, Ruggì leone, senza ottenere alcuna risposta.

Dopo un po’, non udendo assolutamente più nulla e non vedendo più nulla uscire dal buco, il leone, ruggendo ferocemente, se ne ritorno verso i suoi piccoli.
– Ma dove è finita quella dannata lepre? -, chiese il leone.
– Laggiù, laggiù! -, dissero tutti in coro, facendo cenni con il capo. Il leone si girò nella direzione indicata e vide la lepre che fuggiva ventre a terra, per mettersi al riparo dalla sua vendetta.
E subito si lanciò al suo inseguimento. Quando la lepre si accorse che il leone la inseguiva e che la distanza che li separava diminuiva pericolosamente, si rifugiò dietro al folto ciuffo d’erba, vi si nascose meglio che poté e si fece piccola piccola lasciando vedere solo gli occhi. Giunto sul posto, il leone vide due occhi rossi che lo fissavano i chiese:
– Ehi straniero! Hai visto per caso una lepre passare di qua?
-Sì, sì! L’ho vista è come se la dava a gambe! Se nella giusta direzione, se corri più veloce certo la raggiungerai.
Allora il leone corse più veloce, sempre più veloce… E la lepre, dal canto suo, uscì dal nascondiglio tutta soddisfatta e si mise a danzare girando su se stessa come una pazza.

quando gli animale parlavano