La regione del Macina comprende gran parte del territorio dove il fiume Niger straripa e s’impaluda nel periodo delle piene, trattenute al Nord dalle dune del deserto. Per questo ciclico evento, in un certo periodo dell’anno abbonda l’acqua. Questa modificazione del monotono e ripetitivo ambiente saheliano, consente lo svolgersi di una vita diversa con estesa attività agricola, pastorale e ittica e con intenso sviluppo del commercio e dell’artigianato. Qui, nei secoli passati, nacque l’architettura afro-araba, lo stile sudanese, di cui è possibile ammirare ancora oggi splendide costruzioni a Mopti, Djennè e in altre località tra Tombouctou e Segou.

Su questo territorio, fin dal passato arcaico, si susseguirono popolazioni di pescatori-agricoltori che crearono una stratificazione culturale complessa. Qui sorsero e dominarono gli imperi del Ghana (XI secolo), del Mali (XIV secolo), di Songhai (XV secolo).
Dal 1940 in poi, per l’erosione naturale e l’esecuzione di lavori pubblici e privati, sono state scoperte diverse aree archeologiche di luoghi abitati e antiche sepolture della cui origine e del contesto culturale poco si conosce. I ritrovamenti consistono soprattutto in terrecotte prevalentemente antropomorfe, ma anche vasellame e figure zoomorfe; molto più rari sono i bronzi e i gioielli. Tali manufatti, in mancanza di una più articolata definizione, sono comunemente attribuiti alla cultura di djennè (dall’VIII al XVIII secolo).

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