Quella dei bambara, chiamati anche bamana, di lingua mande, è l’etnia più numerosa del Mali. Ancora oggi, come per il passato, sono tra i più strenui difensori degli antichi costumi ancestrali contro la penetrazione del sistema sociale occidentale e delle religioni islamiche e cristiane.
Vivono da sempre di agricoltura e già ai primi visitatori europei, la loro organizzazione e operosità, rivelò inattesi aspetti di un certo benessere e di civiltà che hanno da sempre contrassegnato la vita e il progresso di un popolo intelligente, dignitoso e orgoglioso.
Come i dogon, hanno un’originale e complessa concezione della creazione del mondo, degli equilibri che lo regolano, dei simbolismi che lo rappresentano.
La struttura sociale dei bambara, inseparabile dalla religione, è fondata sulla dipendenza di ogni individuo da una società segreta (la principale è il komo), con organizzazione gerarchica fatta di obblighi, divieti e garanzie. Possiedono una filosofia mistica applicata alla religione, morale, conoscenza e introspezione.
Nelle società africane, dove la parola è un fondamentale riferimento umano e sociale, i bambara si distinguono nell’apprezzare e privilegiare il silenzio e la riflessione. Dicono: “La parola distrugge il villaggio, il silenzio lo rafforza nelle fondamenta”.
La “grande famiglia”, un’unica unità economica di famiglie singole, caratterizza il tessuto base della vita sociale. I gruppi sono divisi in lignaggi e clan.
Nell’arte sono creatori di un prodotto che differisce dallo stile naturalistico, dalla rotondità delle linee, dalla sensualità tipica di altri popoli del sud della savana e della foresta. È caratteristica bambara la linearità e l’austerità della rappresentazione, parziale o d’insieme, in uno stile maggiormente geometrico ed essenziale.

back